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mercoledì 28 dicembre 2011

La Strage Del Teatro Di Mosca

La Strage Del Teatro Di Mosca


23 ottobre 2002: un gruppo di terroristi ceceni prende in ostaggio 900 persone nel Teatro Dubrovka. Le forze speciali russe irrompono, uccidendo i terroristi ma anche 120 ostaggi.

INFOWEB

Con il termine crisi del teatro Dubrovka ci si riferisce al sequestro avvenuto fra il 23 e il 26 ottobre 2002 al teatro Dubrovka di Mosca, nel quale vennero sequestrati e tenuti in ostaggio circa 850 civili da parte di un gruppo di 40 militanti armati ceceni che rivendicavano fedeltà al movimento separatista ceceno chiedendo il ritiro immediato delle forze russe dalla Cecenia e la fine della seconda guerra cecena.
Dopo un assedio durato oltre due giorni, le forze speciali russe OSNAZ pomparono un misterioso agente chimico all'interno del sistema di ventilazione dell'edificio facendo irruzione. Secondo stime ufficiali 39 dei terroristi furono uccisi da agenti russi insieme ad almeno 129 ostaggi. Altre stime portarono invece la morte dei civili ad un numero superiore alle 200 unità.

Il sequestro
Durante il secondo atto dello spettacolo teatrale Nord-Ost, in corso la sera del 23 ottobre 2002 nel teatro ubicato nell'area Dubrovka di Mosca, circa 42 membri di un commando composto principalmente da donne fece irruzione nel teatro prendendo in ostaggio circa 850 persone fra le quali anche un generale di polizia russo.
Alcune persone che al momento dell'irruzione si trovavano nel backstage riuscirono a fuggire da una finestra aperta e allertarono la polizia. Le persone fuggite riportarono che circa la metà dei terroristi era inusitatamente composto da donne. Alcune conversazioni avute tramite telefoni cellulari con gli ostaggi rivelarono che i sequestratori erano armati di granate e altri di esplosivi legati al corpo, ma soprattutto che i sequestratori avevano disposto diverse cariche esplosive nel teatro. La maggior parte di questi esplosivi, inclusi quelli indossati dalle donne, furono trovati più tardi dalle forze di polizia.

Richieste
I sequestratori — capeggiati da Movsar Baraev, nipote di un ribelle ceceno— minacciarono di uccidere gli ostaggi se le forze russe non si fossero ritirate immediatamente e senza condizioni dalla Cecenia, anche se inizialmente le autorità russe annunciarono che i terroristi avevano richiesto il pagamento di un enorme cifra come riscatto.

Una videocassetta contenente la richiesta dei sequestratori entrò però in possesso dei media. Nel video, uno dei terroristi affermò la volontà di morire per la sua causa. Il video conteneva il seguente messaggio:
« Ogni nazione ha diritto al suo destino. La Russia ha sottratto questo diritto alla Cecenia e oggi vogliamo rivendicare questi diritti, che Allah ci ha dato, nella stessa maniera in cui li ha dati a qualsiasi altra nazione. Allah ci ha dato il diritto alla libertà e il diritto a scegliere il nostro destino. Gli occupanti russi hanno inondato la nostra terra con il sangue dei nostri bambini. Le persone sono ignare degli innocenti che stanno morendo in Cecenia: i leader religiosi, le donne, i bambini e i deboli. Quindi, abbiamo scelto questo approccio. Questa scelta è per la libertà del popolo ceceno e non c'è differenza in dove moriamo, quindi abbiamo deciso di morire qui, a Mosca. E porteremo con noi le vite di centinaia di peccatori. Se moriamo, altri verranno e ci seguiranno — i nostri fratelli e le nostre sorelle disposti a sacrificare le loro vite secondo il modo di Allah, per liberare la loro nazione. I nostri connazionali sono morti ma la gente dice che loro, i nostri connazionali sono terroristi e criminali. Ma la verità è che la Russia è il vero criminale.»

Secondo un esponente del Cremlino, Sergej Jastržembskij, "quando fu detto loro che il ritiro delle truppe era irrealistico in un breve periodo di tempo e che sarebbe stato un processo molto lungo, i sequestratori avanzarono la richiesta di ritiro delle truppe da tutta la repubblica cecena senza specificare in quale area fosse.". Domandarono inoltre la fine dell'utilizzo di armi pesanti (artiglieria e forza aerea) in Cecenia e una dichiarazione pubblica fatta dal Presidente russo in persona in cui si sarebbe impegnato a porre fine alla guerra in Cecenia.

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