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sabato 2 giugno 2012

Mafia : Verso la globalizzazione


Negli anni '70 molte pizzerie di proprietà di Cosa Nostra servirono per rifornire di eroina il mercato USA. Ma un'inchiesta,nota come Pizza Connection,smantellò la rete.

Pizza Connection è il nome di un'indagine sul traffico di droga tra Italia e Stati Uniti avviata il 12 luglio 1979.
Tra il 10 e il 16 ottobre 1957 ebbero luogo una serie di riunioni all'Hotel des Palmes di Palermo, in cui si incontrarono i capi di Cosa nostra e quelli di Cosa nostra americana per organizzare il traffico di eroina tra la Sicilia e New York. I capi di Cosa nostra americana che parteciparono agli incontri furono Lucky Luciano, Joseph Bonanno, Carmine Galante, Santo Sorge, John Bonventre, Nick Gentile ed altri mafiosi, mentre la mafia siciliana era rappresentata da Giuseppe Genco Russo, Salvatore Greco, il suo cugino omonimo Salvatore Greco (detto "l'ingegnere"), Angelo La Barbera, Rosario Mancino, Tano Badalamenti, Cesare Manzella, Calcedonio Di Pisa e Tommaso Buscetta. Infatti la morfina-base, proveniente dai paesi mediorientali, giungeva nel palermitano, dove c'erano le "raffinerie" di droga, che la trasformavano in eroina, destinata al mercato americano, newyorkese in particolare. Ma la svolta nel traffico di eroina si ebbe quando la "commissione", la famosa cupola dei capi di Cosa nostra americana creata da Lucky Luciano, decise di eliminare il boss Carmine Galante, in contrasto con la commissione stessa perché voleva tenere sotto il suo controllo l'intero business della rotta della droga Sicilia-New York.
Negli anni settanta molte famiglie mafiose siciliane e specialmente Tano Badalamenti, il boss di Cinisi, avevano inviato numerosi uomini negli Stati Uniti con l'incarico di dirigere il traffico di eroina e riciclare i proventi dello spaccio utilizzando numerose pizzerie aperte o rilevate da italoamericani, introdotti al "business" in quantità da Carmine Galante, come i fratelli Miki ed Antony Lee Guerrieri, parenti dell'ex boss milanese Giuseppe Guerrieri, che a New York gestivano tutto l'import e lo smercio all'ingrosso dello stupefacente per John Gotti, capo della famiglia Gambino. La famiglia mafiosa Cuntrera-Caruana, originaria di Siculiana (provincia di Agrigento) ma con ramificazioni anche negli Stati Uniti, si occupò in un primo tempo del trasporto dell'eroina verso il Nord America ma in seguito si occupò anche dell'importazione e della distribuzione della droga in Europa.
Ma negli anni ottanta, Totò Riina, il boss del clan dei Corleonesi, aveva fatto uccidere tutti i suoi avversari nella "seconda guerra di mafia" e aveva preso il controllo delle raffinerie di eroina di Palermo, continuando il narcotraffico in affari con la famiglia Gambino di New York.

Le indagini e il processo
Le indagini, condotte dal New York City Police Department e dal Federal Bureau of Investigation in collaborazione con la polizia italiana e con il pool antimafia del giudice Giovanni Falcone, durarono quattro anni e portarono all'arresto di 32 persone, di cui molte erano di origini siciliane e appartenevano al clan del boss Tano Badalamenti. Le indagini presero un'altra piega anche grazie a Joseph Pistone, agente speciale dell'FBI che si era infiltrato nella Famiglia Bonanno con lo pseudononimo sotto copertura di "Donnie Brasco".
Il processo "Pizza Connection" iniziò il 30 settembre 1985 a New York con 24 imputati e terminò il 22 giugno 1987 con 21 condanne, tra cui quella di Tano Badalamenti a 45 anni di carcere[1], e un'assoluzione in appello. Prima dell'inizio del processo, un imputato venne ucciso mentre uno morì di cause naturali e un altro venne ucciso durante il processo. L'unico condannato in contumacia perché latitante fu Domenico Lo Galbo, un mafioso originario di Bagheria che morirà latitante nel 2005.
Due testimoni-chiave del processo, oltre all'agente Pistone, furono Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, i due pentiti di Cosa nostra che erano stati amici con molti degli imputati.

Le banche svizzere 
"All'inizio, nessuno (anche nell'FBI) credeva nella vastità di questa organizzazione - si verificò quando dimostrammo il flusso di denaro tramite le banche in USA, e le valigie piene di valuta USA depositate in banche svizzere." (Carmine F. Russo)
"Il danaro ricavato attraverso "paradisi valutari" veniva versato tutto in banche svizzere. Nelle banche svizzere avvenivano le transazioni: si pagava la materia prima. Quello che rimaneva del guadagno, in parte si reinvestiva all'estero, in parte veniva reinvestito in Italia. Questo è lo schema che vi dà la dimensione, anche planetaria, della capacità di fare affari della mafia." (Giuseppe Ayala)


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