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lunedì 25 luglio 2011

Il Pallone Tra Falce e Martello

Il Pallone Tra Falce e Martello


Calcio e regime nei paesi comunisti del XX secolo: un rapporto basato sull'oppressione e spesso costellato da torture e omicidi.

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I fratelli Starostin

Tutto parte dalle leggendarie partite di calcio giocate nella Presnja, quartiere operaio di Mosca, dove verso la fine dell'epoca zarista tre ragazzi portati per tutti gli sport, decidono di realizzare un sogno. Sono i fratelli Starostin, ed è stato troppo breve il loro novecento: idealmente iniziato con la rivoluzione d'ottobre nel 1917, passando nel 1922 con la prima partita della Krasnaja Presnja, idealmente finito con l'ascesa al potere di Boris Eltsin, terminato con la morte nel 1996, del capostipite Nikolaj, figura ormai leggendaria del calcio sovietico.
Durante la secondo metà degli anni '30, Nikolaj Starostin decide di realizzare il sogno di sempre. Far nascere da una squadra di calcio di quartiere operaio, una polisportiva che possa competere alla pari con le già grandi e potenti squadre create da reparti del KGB (Dinamo), esercito dall'Armata Rossa (CSKA - Central'nyj Sportiv'nyj Klub Armij) e da ferrovieri (Lokomotiv).
Nasce così l'FK Spartak Mosca! É l'alba di una notte del 1935, una notte trascorsa dai fratelli Starostin con pochi amici facenti parte del sindacato operaio, in una stanza fumosa - come in una scena di Guerra e Pace - trascorsa a pensare e a fare proposte, a bocciarle e a vederle bocciare: Audacia, Fedeltà, Assalto, Vittoria. Spartaco è il nome.. lo schiavo romano che aveva capeggiato una rivolta contro i potenti per la conquista della libertà!
Lo Spartak è così l'unica squadra istituita non dall'alto, ma per spontanea iniziativa di un gruppo di amici.. non dipende da dicasteri ma fa capo al Komsomol, l'Unione comunista della gioventù. E la classe operaia di Mosca ne è fin dall'inizio la platea di tifosi più numerosa. Lo Spartak è la squadra del POPOLO!
Talmente forte è il suo richiamo popolare, che nel 1936 la Piazza Rossa viene coperta da un enorme tappeto di feltro verde, sul quale la prima e la seconda squadra dello Spartak giocano una partita dimostrativa davanti a Stalin in persona, e dove i frattelli Starostin scendono in campo per onorare al meglio l'impegno sportivo. Nemmeno la Dinamo ha mai ottenuto tanto e nessuno potrebbe immaginare l'entusiasmo di Stalin dinanzi a quello spettacolo.
Ma ogni storia che aspiri alla leggenda ha le sue discese all'inferno e - si sa, lo sapeva la Bocca di rosa di De Andrè - le comari di un paesino non brillano certo per iniziativa e le contromisure fino a quel punto si limitavano all'invettiva. Qui le comari sono i funzionari della federazione calcistica sovietica invidiosi del successo dello Spartak, ed in particolare il famigerato Lavrentij Berija.. responsabile diretto delle repressioni staliniane, capo dei servizi di sicurezza dal 1938, ex calciatore, viscerale appassionato di calcio e presidente, in virtù della sua carica, della Dinamo. E Berija fa e disfa come vuole: i fratelli Starostin vengono arrestati nel 1942 e vengono torturati e processati. Ma nessuno di loro cede alle torture, ciascuno di loro potrà dire "tutto è perduto fuorché l'onore".. nessuno tradisce gli altri e l'esito del processo può essere soltanto, la pena a dieci anni di lavoro forzato nei gulag per commesso reato di propaganda di sport borghese. La salvezza dei fratelli Starostin durante gli anni di gulag si dovrà proprio al fatto che nei campi di concentramento c’è chi, vittima o carnefice, li riconosce, sa le emozioni che il vederli giocare gli ha procurato, vorrebbe in qualche modo riviverle, si sente comunque debitore.
Oggi i fratelli Starostin sono morti ma lo Spartak Mosca continua a vivere e a vincere, ma soprattutto è un elemento unificante per le popolazioni di etnia russa al di là dei confini nazionali! Il calcio è anche questo, e forse soprattutto questo.

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