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venerdì 16 marzo 2012

Quei secondi fatali: Lo Tsunami di Sumatra

Quei secondi fatali: Lo Tsunami di Sumatra

Il 26 dicembre 2004 un terremoto scuote il fondo dell'Oceano Indiano. Poco dopo un muro d'acqua devasta le coste di Sumatra e di altri paesi del sud est asiatico.

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Il maremoto dell'Oceano Indiano del dicembre 2004 è stato uno dei più catastrofici disastri naturali dell'epoca moderna, che ha causato circa 230.000 morti. Ha avuto la sua origine e il suo sviluppo nell'arco di poche ore in una vasta area della Terra: ha riguardato l'intero sud-est dell'Asia, giungendo a lambire le coste dell'Africa orientale, destando per questo, insieme all'ingente numero di vittime, notevole impressione tra i mezzi di comunicazione e in generale nell'opinione pubblica al mondo.

L'evento ha avuto inizio alle ore 00:58:53 UTC del 26 dicembre 2004 quando un violentissimo terremoto - con una magnitudo momento di 9,3(originariamente di 9,1) - ha colpito l'Oceano Indiano al largo della costa nord-occidentale di Sumatra (Indonesia).

Tale terremoto è risultato il secondo più violento degli ultimi quarant'anni, cioè dal sisma che colpì Valdivia in Cile il 22 maggio del 1960, ed ha provocato centinaia di migliaia di vittime, sia direttamente sia attraverso il conseguente maremoto manifestatosi attraverso una serie di onde anomale alte fino a quindici metri che hanno colpito sotto forma di giganteschi tsunami vaste zone costiere dell'area asiatica tra i quindici minuti e le dieci ore successive al sisma.

Gli tsunami hanno colpito e devastato parti delle regioni costiere dell'Indonesia, dello Sri Lanka, dell'India, della Thailandia, della Birmania, del Bangladesh, delle Maldive giungendo a colpire le coste della Somalia e del Kenya (ad oltre 4.500 km dall'epicentro del sisma).

Danni e vittime
Il terremoto ha scatenato delle grandi onde anomale che hanno colpito sotto forma di immensi tsunami (con un run-up massimo di 27 metri) le coste dell'Oceano Indiano (sono anche state registrate lievi fluttuazioni di livello nell'oceano Pacifico). Il numero totale di vittime accertate causate da questa serie di cataclismi è di circa 226.000 esseri umani, ma decine di migliaia di persone sono ancora date per disperse, mentre tra i tre ed i cinque milioni sarebbero gli sfollati.

A fronte di stime iniziali molto più conservative il responsabile delle operazioni di soccorso dell'Unione Europea, Guido Bertolaso, aveva fin dalle prime ore affermato che i morti avrebbero potuto essere alla fine ben più di 100.000[13], mentre attualmente circolano stime che pongono tra i 150.000 ed i 400.000[14] il numero dei morti soltanto per conseguenza diretta del terremoto e del conseguente tsunami soltanto in Indonesia. Secondo le organizzazioni umanitarie circa un terzo delle vittime potrebbe essere costituito da bambini, specie in considerazione del fatto che fra le popolazioni delle regioni interessate dalla sciagura vi è un'alta proporzione di minori che - in ogni caso - hanno potuto opporre una minore resistenza alla forza straripante delle acque.

Oltre alle popolazioni residenti, vi sono tra le vittime molti turisti stranieri che si trovavano in quelle zone nel pieno delle vacanze di Natale.

Il mancato avvertimento dell'imminente arrivo dell'onda mortale, soprattutto in India e Sri Lanka, ha provocato in queste regioni 55.000 morti. Se le popolazioni costiere fossero state avvertite da messaggi televisivi, o tramite i cellulari, o da veicoli muniti di altoparlanti, sarebbe bastato uno spostamento di cinquecento metri verso l'interno, o su alture vicine, per non cadere vittime dello tsunami. L'onda ha impiegato circa tre ore ad attraversare il Golfo del Bengala prima di infrangersi violentemente contro le coste indiane e singalesi.

I maremoti sono piuttosto frequenti nell'oceano Pacifico, dove le popolazioni ed i governi sono più preparati a questo fenomeno e dove sono in funzione degli evoluti sistemi di allerta. Nell'Oceano Indiano l'ultimo maremoto paragonabile a questo avvenne nel 1883, a seguito dell'eruzione e della conseguente esplosione del Krakatoa. Il numero elevato di vittime di questo maremoto potrebbe essere anche dovuto al fatto che i paesi colpiti erano del tutto impreparati all'evento, e che le popolazioni stesse non si sono rese conto e non hanno compreso i segnali che avrebbero potuto far riconoscere loro l'arrivo di uno tsunami.

Lo stato di emergenza è stato dichiarato nello Sri Lanka, in Indonesia e nelle Maldive. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che le operazioni umanitarie attualmente in corso a seguito del cataclisma saranno le più costose della storia. I governi e le ONG hanno lanciato l'allarme sul fatto che il numero di vittime finale potrebbe aumentare a causa di eventuali epidemie.

Alcuni storici hanno già ipotizzato che questo potrebbe essere il più costoso maremoto in termini di vite umane a memoria d'uomo.

I fusi orari delle zone colpite dal cataclisma sono i seguenti: UTC+3: (Kenya, Somalia); UTC+4: (Mauritius, Réunion, Seychelles); UTC+5: (Maldive); UTC+5:30: (India); UTC+6: (Bangladesh, Sri Lanka); UTC+6:30: (Isole Cocos, Birmania); UTC+7: (Indonesia (ovest), Thailandia); UTC+8: (Malesia, Singapore). Dato che il terremoto ha colpito alle 00:58:53 UTC, bisogna considerare i fusi orari precedentemente introdotti per ottenere gli orari locali a cui si sono svolti i vari avvenimenti. Una lista di fusi orari si può trovare in neic.usgs.gov.




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