Quei secondi fatali - Cermis: la strage della funivia
Nel febbraio del 1998 un jet dell’aeronautica statunitense di base ad Aviano decolla per una missione di addestramento sui cieli delle alpi italiane. Nella parte finale del volo l’ala destra del velivolo trancia di netto il cavo di supporto di una funivia affollata di turisti. La cabina precipita immediatamente per 100 metri sul fondo della valle e tutti i passeggeri a bordo muoiono. Il jet rimane gravemente danneggiato, ma il pilota riesce a completare i 90 chilometri che separano l’equipaggio dalla base.
Quei secondi fatali analizza le cause e le ripercussioni della tragedia ed intervista in esclusiva un membro dell’equipaggio, coloro che hanno partecipato alle indagini e i familiari delle vittime, tutti ancora oggi ossessionati da questo terribile evento.
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Il termine strage del Cermis è utilizzato in Italia per identificare la morte di 20 persone ad opera di un aereo statunitense nei cieli italiani.
Il 3 febbraio 1998 alle ore 15:13 un Grumman EA-6B Prowler,aereo militare statunitense del Corpo dei Marines al comando del capitano Richard Ashby, decollato dalla base aerea di Aviano alle 14:36 per un volo di addestramento, tranciò le funi del tronco inferiore della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. La cabina, al cui interno si trovavano venti persone, precipitò da un'altezza di circa 80 metri schiantandosi al suolo dopo un volo di 7 secondi. Il velivolo, danneggiato all'ala e alla coda, fu comunque in grado di far ritorno alla base.
Nella strage morirono i 19 passeggeri e il manovratore, tutti cittadini di Stati europei, tra i quali tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese.
L'inchiesta
Nonostante la presenza di testimoni, la dinamica dei fatti non apparve subito chiara. Solo la prontezza dei magistrati trentini, che sequestrarono immediatamente l'aereo incriminato nella base di Aviano, ha permesso di chiarire le responsabilità. In effetti l'aereo era già pronto per essere smontato e riparato. La dinamica poté essere provata solo dopo che all'interno del taglio sull'impennaggio di coda furono trovati resti della fune tagliata. Le autorità militari americane provarono ad insinuare che, visti i precedenti, la funivia fosse caduta da sola: infatti, vent'anni prima nella stessa zona era accaduta una simile tragedia nella quale erano morte 42 persone.
Conseguenze immediate
Il presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton si scusò per l'incidente alcuni giorni dopo, e promise alle famiglie delle vittime risarcimenti in denaro. L'episodio creò un clima di tensione tra statunitensi e italiani: ci furono manifestazioni antiamericane in Italia, con slogan quali «NATO per uccidere».Il primo ministro italiano Romano Prodi presenziò dopo pochi giorni una rappresentanza del governo in terra statunitense.
Il nome dato alla strage in Italia, «il massacro del Cermis», mostrò chiaramente la reazione dei media.
I pubblici ministeri italiani richiesero di processare i quattro marine in Italia, ma il giudice per le indagini preliminari di Trento ritenne che, in forza della Convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari NATO, la giurisdizione sul caso dovesse riconoscersi alla giustizia militare statunitense.
Inizialmente tutti e quattro i membri dell'equipaggio furono indagati, ma solo il pilota cap. Richard Ashby e il suo navigatore cap. Joseph Schweitzer comparirono effettivamente davanti al tribunale militare americano per rispondere dell'accusa di omicidio colposo.
L'equipaggio del Prowler
Cap. Richard Ashby, pilota
Cap. Joseph Schweitzer, navigatore
Cap. William Rancy, addetto ai sistemi di guerra elettronica
Cap. Chandler Seagraves, addetto ai sistemi di guerra elettronica
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