Inside : Il gene dell'ultraviolenza
L'ex cantante Henry Rollins ci aiuta a capire se possa realmente esistere un legame fra un singolo gene e un comportamento violento. Lo studio potrebbe rivelarci chi controlla realmente il nostro comportamento?
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Il numero del 23 dicembre della celebre rivista scientifica Nature, ha pubblicato i risultati di una importante ricerca guidata dalla italiana Laura Bevilacqua presso il Laboratorio di Neurogenetica del NIH's National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA), Maryland, USA.
E’ stato studiato un campione di criminali violenti di origine finlandese. La scelta della Finlandia risiede nel fatto che la popolazione finlandese discende da un gruppo limitato di antenati, il che riduce molto la complessità genetica della popolazione, facilitandone lo studio delle caratteristiche geniche.
I criminali scelti avevano tutti dato atto a condotte violente spontanee e non riconducibili ad alcuno scopo preciso.
Il DNA dei criminali in questione è stato sequenziato e confrontato con quello di soggetti finlandesi di controllo.
Il risultato sorprendente è stato il ritrovamento di una piccola variazione nel DNA nei soggetti violenti che causa il blocco della funzione di un gene noto come HTR2B.
Il gene HTR2B ha la funzione di indurre la produzione di una proteina che funziona da recettore cerebrale della serotonina. La serotonina è un neurotrasmettitore cerebrale che regola numerose funzioni e comportamenti, tra i quali vi è anche l’impulsività.
E ancora più interessante è stato il ritrovare che i soggetti portatori di questa variante genetica che avevano avuto condotte violente, erano tutti uomini e avevano agito tutti sotto l’effetto dell’alcol. In sintesi, la sola variazione genetica, non spiegherebbe il comportamento impulsivo e violento, ma avrebbe bisogno del contemporaneo effetto dell’alcol per manifestare la sua influenza sul comportamento
A rafforzare l’importanza della scoperta, lo stesso team di ricercatori ha dimostrato che cancellando il gene HTR2b dal DNA di topi geneticamente modificati, gli stessi animali dimostravano un comportamento più impulsivo rispetto agli animali di controllo.
Questa scoperta apre la strada alla migliore comprensione dei meccanismi che regolano l’impulsività e potrebbe condurre all’individuazione di nuove strategie per la diagnosi e per il trattamento di importanti manifestazioni cliniche di tipo impulsivo.
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