Delitti : Il Mistero Dell'olgiata
Dopo 20 anni il giallo dell'Olgiata sembra risolto. L'esame del DNA inchioda il maggiordomo filippino che prima confessa e poi ritratta e lascia molte domande ancora senza risposta.
INFOWEB
Con delitto dell'Olgiata si intende un caso di omicidio avvenuto il 10 luglio 1991 in una villa dell'Olgiata, una zona esclusiva situata a nord di Roma, a danno di una nobildonna, la contessa Alberica Filo della Torre.
Per tanti anni il caso è rimasto irrisolto,soprattutto a causa della scarsa accuratezza delle indagini.
A distanza di venti anni, nel 2011, la prova del DNA ha identificato in un cameriere filippino ex-dipendente, Manuel Winston, il colpevole, che ha confessato l'avvenimento il 1º aprile 2011.
La Contessa Alberica Filo della Torre
Donna ricca appartenente alla buona società romana, la contessa della Torre era, al tempo del delitto, sposata da dieci anni col costruttore Pietro Mattei e madre di due figli. La donna si trovava nella sua abitazione quella mattina a Lavilla 28/A, isola 106 dell'Olgiata col marito, i figli Manfredi e Domitilla, due domestiche filippine, tra cui Violeta Alpaga, colei che rinverrà il cadavere di Alberica, la babysitter inglese Melanie e quattro operai che stavano preparando l'abitazione per la festa d'anniversario di nozze dei coniugi Mattei che doveva tenersi proprio quella sera. La donna aveva quarantadue anni al momento del decesso.
I fatti
Tra le 07.00 e le 07.30 la villa comincia ad animarsi: la cameriera comincia a preparare il giardino per la festa della sera, mentre gli operai, sotto le direttive di Mattei, sistemano il barbecue.
Nel frattempo si svegliano anche la contessa e i due bambini, secondo quando riporta la cameriera Alpaga infatti, è lei stessa a portare la colazione alla donna verso le 07.45 prima di tornare in cucina.
Sempre secondo la teste, la contessa scenderà al piano di sotto verso le 08.30 per poi rientrare in camera sua un quarto d'ora più tardi. Dalla sua stanza la contessa non uscirà viva.
Verso le 09.15 la domestica e la piccola Domitilla bussano una prima volta alla porta della signora ma non ottengono risposta, la stanza risulta chiusa dall'interno.
Più tardi, verso le 10.30-11.00 secondo il racconto di Violeta Alpaga, lei e la bambina tornano a bussare alla camera ma, anche stavolta, senza risultati, neanche facendo ricorso al telefono interno. Trovata una seconda chiave le due finalmente entrano nella stanza e rinvengono il corpo della donna riverso verso terra, con le braccia aperte in una posizione di resa e con la testa avvolta in un lenzuolo insanguinato; la stanza presentava tracce ematiche ovunque: sulla moquette, sul muro e sulla camicia da notte della vittima.
Avvertite le forze dell'ordine i primi ad arrivare sono i carabinieri circoscrizionali, seguiti da quelli del nucleo operativo. Sono le 12.00-12.30 circa. Tra i primi ad arrivare c'è anche un funzionario dei servizi segreti civili italiani, allora denominati SISDE, Michele Finocchi.
Il caso verrà affidato al PM Cesare Martellino ed al suo collaboratore Federico De Siervo.
Le indagini
Si scopre subito che la contessa è stata prima tramortita con un colpo da corpo contundente, si ipotizzerà uno zoccolo anche se la presunta arma non verrà mai ritrovata, e successivamente uccisa mediante strangolamento visto che sul collo erano visibili i segni bluastri delle mani dell'assassino.Dalla stanza risulteranno mancare alcuni gioielli ma, visto che il grosso dei preziosi non era stato toccato, tra l'altro sul polso della vittima era ancora presente un orologio d'oro non si ipotizzò il movente della rapina. Piuttosto gli inquirenti si concentrano inizialmente sull'ipotesi del delitto passionale: il colpo inferto al capo ed il successivo strangolamento erano infatti compatibili con un raptus omicida, ma l'idea è destinata a morire nel giro di una giornata.Per i carabinieri, invece, l'assassino doveva essere qualcuno che la vittima conosceva e di cui si fidava, qualcuno in grado di entrare nella villa, nonostante l'affollamento di quella mattina, e muoversi pressoché indisturbato.
Col marito della vittima che si trovava già in ufficio durante il delitto i primi sospetti si incentrano su Roberto Jacono, figlio dell'insegnante di inglese dei bambini di casa Mattei, un giovane con alcuni problemi psichici che viene inquisito per alcune macchie di sangue rinvenute sui suoi pantaloni; sarà l'esame del DNA a scagionarlo.
Dopo Jacono i sospetti si spostano su di un cameriere filippino licenziato poco tempo prima, Manuel Winston, anche lui scagionato con la prova del DNA.
Nell'autunno del 1991 visto che le indagini sembrano essersi arenate il PM decide di mettere il caso in stand-by.
Nell'ottobre del 1993 uno scandalo che coinvolge anche l'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il cosiddetto scandalo SISDE, riporta in auge il delitto dell'Olgiata: ci si ricorderà allora che l'attuale indagato per costituzione di fondi privati tramite i fondi del SISDE, Michele Finocchi, era stato uno dei primi a giungere sul luogo del delitto. Per il magistrato Martellino l'ex 007, ora latitante, era lì per questioni di soldi.La pista sembra promettente: volando a Zurigo, infatti, il PM scopre e sequestra sei conti bancari intestati ad Alberica contenenti svariati miliardi; somme troppo elevate pure per una famiglia benestante come i Mattei che ricchi lo erano ma non fino a quel punto. Successivamente si scopre anche che la contessa era intenzionata a divorziare dal marito, reo di avere un'amante, ed il costruttore Pietro Mattei finisce sotto i riflettori; l'insuccesso però frustra di nuovo le ambizioni degli inquirenti: il vestito di Mattei risulta negativo al test del DNA ed il suo alibi regge (un barista conferma di averlo visto entrare nel suo bar poco dopo le otto del mattino.
Nel 1996 arriva un nuovo procuratore aggiunto per occuparsi del caso: Italo Ormanni. Gli investigatori tramite le rogatorie finanziarie internazionali cercano di venire a capo dell'intricato assetto di conti finanziari intestati alla contessa che portano a scoprire ingenti trasferimenti di denaro dalla Svizzera al Lussemburgo ma le indagini si fermano anche su questo versante.
Nel 2004 il caso viene riaperto con l'ingresso nella vicenda dell'ultimo personaggio sinora noto: Franklin Yung, un imprenditore di Hong Kong, amico di famiglia, che risiedeva poco distante il luogo del delitto e che conosceva assai bene la villa. Inoltre rivedendo gli esami autoptici si scopre che la contessa è morta per una particolare forma di soffocamento provocata dalla pressione di un dito sulla carotide,una tecnica tipica delle arti marziali di cui Yung è esperto, ma anche questa pista non porterà a nulla. Il Caso viene definitivamente archiviato nel giugno del 2005.
Nel Gennaio 2007 però il procuratore Ormanni accoglie un'istanza di Mattei per rivedere alcune prove alla luce delle nuove tecniche investigative: il caso viene riaperto.Nel Giugno 2008 gli esami portano ad individuare tracce di sangue su di un fazzoletto rinvenuto sul luogo del delitto che non appartiene ad alcuno dei precedenti sospettati ai quali si aggiungono nel giugno 2009 alcune nuove dichiarazioni da parte di un'amica della contessa, la signora Lisa Marianne Jorgensen, la quale afferma che poco prima di morire la vittima le aveva rivelato di esser preoccupata dal fatto di esser spiata da uno sconosciuto ed inoltre la Jorgensen rivela anche che poco tempo addietro la signora della Torre aveva rifiutato a Franca Senapa, madre di Jacono, un prestito e che tale rifiuto era terminato con un'accesa discussione.
Il GIP Cecilia Demma decide la riapertura delle indagini quello stesso mese.
L'anno seguente il PM Francesca Loy, che si occupa del caso, affida al RIS il compito di analizzare l'orologio, che la contessa aveva al polso al momento del decesso, ed il lenzuolo alla ricerca di tracce di DNA dell'assassino.
Dopo qualche mese il legale di Mattei chiede al PM l'acquisizione agli atti di un'agenda segreta della contessa che, a suo dire, potrebbe contenere nomi illustri.
Il 26 novembre 2010 accade un nuovo fatto che riporta il delitto alla ribalta, un'amica della vittima, tal Emilia Parisi Halfon, si presenta volontariamente al nucleo operativo dei carabinieri per consegnare un telefono cellulare che, secondo la donna, apparteneva alla sfortunata contessa. La donna sostiene che il telefono le è stato consegnato dal marito della contessa Della Torre, il quale, all'epoca, l'aveva pregata di tenerlo nascosto.
Il 29 marzo 2011 la prova del DNA su nuovi reperti accerta la colpevolezza in modo definitivo, secondo gli inquirenti, del cameriere filippino licenziato poco tempo prima del delitto e inizialmente sospettato, Manuel Winston, che ha confessato il 1° aprile.
Stranezze
Molti sono i piccoli "gialli" che hanno contornato questo delitto:
La baby sitter dichiarò di esser andata a lavare un costume intorno alle nove, la cosa risultò strana agli inquirenti che fecero un test sulla macchina ma risultò negativa ai residui di sangue.
La domestica Violeta Alpaga dichiarò che la piccola Domitilla ebbe l'idea di far scendere la contessa per farle vedere un tostapane che non funzionava, la bambina interrogata a tal proposito negò però di aver avuto tale idea.
Michele Finocchi, agente del SISDE, è assiduo frequentatore della villa ed è uno dei primi ad arrivare sul posto. La notizia diverrà strana due anni più tardi quando si renderà latitante a seguito dello scandalo dei fondi neri del servizio segreto civile unito ai sei conti correnti svizzeri intestati alla contessa, i quali contenevano svariati miliardi di lire. Si ipotizzò un collegamento coi fondi sottratti al servizio,e che questo fosse il motivo della presenza di Finocchi la mattina del delitto.
Il giallo del vestito: gli operai dichiararono che quella mattina Mattei aveva un abito blu, ma un suo collega affermerà che il vestito era sicuramente di altro colore quando l'uomo arrivò in ufficio,lo stesso ha giurato il giardiniere: Mattei uscì con un vestito e rientrò con un altro.Anche l'amante di Mattei confermò questo cambio d'abito e, addirittura, inviò il vestito che Mattei portava quel pomeriggio agli inquirenti, ma risultò negativo alle tracce di sangue.
Il telefono cellulare, apparso nella vicenda nel 2010, non dovrebbe, a detta degli inquirenti, portare a risvolti clamorosi nell'inchiesta visto che non è possibile controllare le chiamate dopo molti anni, tuttavia resta il mistero sul perché il marito della vittima abbia chiesto ad un'amica di tenerlo nascosto agli investigatori all'epoca dei fatti.
La vicenda Bruno Vespa
Nel 2009 Bruno Vespa viene condannato a mille euro di multa per diffamazione nei confronti di Pietro Mattei, con sentenza definitiva della Cassazione, per una puntata del suo programma televisivo "Porta a Porta" risalente al 2002 in cui Vespa accostava Mattei all'omicidio per i presunti fondi neri del SISDE e per evitare il divorzio dalla moglie che aveva scoperto che il marito aveva un'amante, la quale aveva anche fornito alcuni elementi (il famoso vestito) agli inquirenti. Mattei rimarrà comunque il principale sospettato fino alla confessione del domestico.
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