Gli Italiani sul Titanic
Jack e Rose si tengono per mano nelle acque ghiacciate dell’Atlantico. È l’epilogo di una storia da grande schermo. Ma forse è qualcosa di altro, qualcosa di reale.
Il 10 aprile del 1912, parte da Southampton il transatlantico “Titanic”. E' un evento storico mondiale, perché quella è la nave più tecnologica, più lussuosa, più veloce mai costruita.
Il Titanic è lo specchio del suo tempo, epoca di pace e certezze. I grandi nomi della borghesia industriale europea e americana sono lì, sui ponti di superlusso e nei ristoranti esclusivi. Ma in seconda e terza classe viaggiano anche gli emigranti: non hanno soldi, ma un sogno, l’american dream. Come Emilio Portaluppi uno scalpellino lombardo, con ambizioni d'artista. In America ci è già andato e ha già cominciato a fare fortuna. Si è fatto anche degli amici di riguardo, Lord Jacob Astor IV, l'imprenditore degli
alberghi a cinque stelle e sua moglie, la bellissima Lady Madeleine Astor.
Adesso sono lì, tutti e tre, sul Titanic: la sera del 14 aprile cenano addirittura insieme, nel ristorante di prima classe diretto da Luigi Gatti, un pavese d’ingegno che si è imposto a Londra con i suoi ristoranti. Sul Titanic è alla testa di uno staff di camerieri italiani, i migliori al mondo.
Poi, alle 23.40, l’urto con l’iceberg maledetto. Tutti lottano con la morte, anche Emilio, anche Lord e Lady Astor. E sarà proprio lei a tendere la mano allo scalpellino italiano, dalla scialuppa numero 14. È una scena da film, del film Titanic, solo che la realtà finisce molto meglio. Ma allora, c'è veramente Emilio Portaluppi dietro Jack Dawson?
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