Alla corte di Stalin
Per la realizzazione del film-documento Alla corte di Stalin, i ricercatori de La Grande Storia hanno potuto accedere per la prima volta agli archivi filmati russi, divenuti pubblici dopo la caduta del comunismo. Per la prima volta, quindi, la storia del dittatore sovietico e dei suoi accoliti, è stata raccontata con l’ausilio di filmati inediti, esclusivi, particolari. Si comincia con Vjaceslav Molotov, detto il Martello del potere. È il compagno efferato di ogni vittoria, il complice di ogni delitto: dalla sanguinosa repressione dei kulaki allo sterminio di un’intera classe politica nell’era delle grandi purghe. Segue Lazar Kaganovich, il Commissario di ferro. Il “servo di scena”, la cui ammirazione nei confronti di Stalin è assoluta e totale, ai limiti dell’adulazione. Le immagini, in gran parte inedite, mostrano la costruzione della nuova Metropolitana di Mosca tra marmi, graniti, mosaici e sculture. Un’avventura in cui Kaganovich si getta con entusiasmo e determinazione. È “il simbolo di una nuova società socialista che si sta costruendo” – dichiara nel discorso d’inaugurazione – “Il nostro Il contadino, l’operaio, (…) vede nella metropolitana la personificazione della sua forza, del suo potere”. E ancora, Lavrentij Berija, il nostro Himmler, lo definisce Stalin, un cortigiano innamorato del potere, un carnefice organizzato ed efficiente. L’artefice della decapitazione dell’esercito polacco. Il primo responsabile della strage di Katyn (di cui il documentario mostra un filmato inedito). L’uomo che percorre ogni sera le vie di Mosca alla ricerca di giovani donne che le guardie del corpo rapiscono per lui. Ma il film-documento non si limita a raccontare le storie di questi tre fedeli e sottomessi vassalli del potere, e sceglie di aprire il suo racconto con il grande rivale, l’odiato nemico che non ha mai varcato la soglia della corte di Stalin: Lev Davidovich Bronstein, per tutti Trockij. È il profeta della rivoluzione, l’implacabile accusatore del regime personale e burocratico instaurato da Stalin. Allontanato, deportato, esiliato, mai domato, Trockij è ucciso per mano di un sicario nel lontano Messico. Straordinarie le immagini ritrovate in un archivio americano che lo ritraggono con la moglie al suo arrivo in Messico e documentano l’incontro col pittore Diego Rivera e con la moglie di lui Frida Kalho, pittrice appassionata con cui Trockij intreccia un’intensa relazione. Ma il racconto si addentra anche nella vita quotidiana del regime staliniano e mostra filmati inediti delle grandiose riunioni ginniche in onore del capo, e delle partite di calcio della Dinamo, la squadra di cui Berija è presidente. Per favorirla il potente capo della polizia politica fa arrestare e inviare in un gulag i fratelli Starostin, tre giocatori dello Spartak Mosca, rei di aver troppe volte sconfitto la Dinamo in campionato. Un altro curioso filmato mostra Polina, la moglie di Molotov, che accompagna, nell’aprile 1945, Clementine Churchill in una visita alla fabbrica di cioccolato Ottobre Rosso, un vanto dell’industria sovietica. Pur amandola profondamente Molotov ripudierà Polina e lascerà che venga deportata e richiusa in un gulag per ordine di Stalin.
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